L'aeroporto di Malpensa è il punto di partenza perfetto per il nostro viaggio a Bogotà dato che non dista molto dalla nostra città di Varese. L'autista Paolo raggiunge il parcheggio dell'Aeroporto. Prendiamo l'aereo con scalo a San Paolo poichè per l'andata abbiamo scelto la compagnia di linea Brasiliana, in quanto è nota per i suoi viaggi in America del Sud. Torneremo con la compagnia spagnola, anche qui nota per i viaggi in Sud America. Infatti spagnoli e portoghesi erano stati nel passato i conquistatori di queste terre. Dopo 16 ore di volo giungiamo finalmente all'aereoporto di San Paolo. Quando arriviamo è notte e prendiamo un taxi per dirigerci verso un hotel nelle vicinanze. Il giorno dopo ci rechiamo per qualche ora nella più grande città Brasiliana (Marco parla con l'autista in portoghese e lui ci dice che è molto più popolosa di Rio de Janeiro, città che avevamo visitato in un precedente viaggio in Brasile), in particolare visitiamo il giardino botanico, poichè la guida Ursula è molto attratta dalle piante. Il giardino botanico di San Paolo è una splendida vetrina della natura, che offre ai visitatori l'opportunità di esplorare le numerose specie di piante che si trovano nella zona. Qui c'è un'ampia varietà di flora, dalle orchidee alle palme esotiche a lussureggianti giungle tropicali: è uno spettacolo da non perdere, con i suoi sentieri tortuosi, i giochi d'acqua e di roccia e il paesaggio ben curato. Oltre alla flora, ci sono anche dei piccoli animaletti, tra cui una specie di bruco , che penzola dai rami degli alberi tropicali: schiviamo questi animaletti perchè non sappiamo se possono essere velenosi. Non abbiamo molto tempo, ma riusciamo a percorrere tutto il tragitto, attraverso un percorso ellittico di alcuni chilometri. Dopo una piacevole esperienza nel giardino, lo stesso tassista ci riviene a prendere all'uscita per trasportarci all'aeroporto. La tariffa del taxi non è costosa e il servizio offerto è molto affidabile. Questo ci permette di raggiungere l'aeroporto in tempo. Durante il tragitto Marco parla all'autista in portoghese e lui ci fornisce informazioni sulla cultura del paese brasilenho. Franco chiede a Marco di tradurre alcune domande sulla politica e Ursula sulla cultura del popolo brasiliano. L'autista ci spiega che i brasiliani amano mangiare bene e ci racconta della cucina tipica del luogo: come il churrasco, le bacche acai e la farofa. Parliamo inoltre della feijoada, piatto tipico a base di fagioli, che come ci viene detto, viene mangiato due volte alla settimana, soprattutto il sabato. Anche a Varese conosciamo questi piatti e alcuni li proviamo anche a casa nostra. L'autista del taxi dice che in Brasile ogni occasione è buona per mangiare e stare in compagnia. Durante il tragitto ci mostra anche una statua di San Giorgio a cavallo, nella parte inferiore ci sono diversi volti di pietra, che rappresentano i migliori calciatori brasiliani della storia: Paolo e Franco li conoscono tutti. Ringraziamo l'autista per il piacevole viaggio e l'interessante conversazione. Partiamo dall'aeroporto di San Paolo per Bogotà. All'arrivo in aeroporto Marco parla in spagnolo e ritiriamo l'auto a noleggio con cui arriviamo in hotel. L'autista Paolo ci permetterà con questa auto a noleggio di raggiungere le nostre destinazioni in modo rapido ed efficiente, che ci accompagnerà durante tutto il tragitto. Prima tappa in Colombia, verso il Museo dell'Oro. Questo museo, che ha un ingresso economico e sconti per signori anziani, anche se Franco e Ursula vogliono sentirsi giovani, è un'incredibile testimonianza del ricco patrimonio culturale della Colombia. La guida Ursula ci spiega che il museo ospita un'impressionante collezione di manufatti d'oro precolombiani, tutti scoperti nella zona. I visitatori possono ammirare gioielli antichi, monete, maschere funerarie e sculture, ognuna delle quali è realizzata con squisiti dettagli e abilità. Marco nota che c'è una maschera ricorrente, che è quella fatta con sembianze di pipistrello. Nelle insegne in spagnolo legge che il pipistrello è il simbolo che collega il mondo reale con quello ultraterreno, forse perchè vive nelle grotte che secondo anche altre culture sono il punto d'ingresso con l'aldilà. Il museo ci permette di conoscere meglio la cultura e la storia della Colombia. Non c'è solo oro, ma anche smeraldi di un colore verde brillante. Tutte le sale sono interessanti, ma la guida Ursula ci porta verso reperto che forse mostra di più la cultura precolombiana, conosciuta dai conquistadores spagnoli del tempo, è quella della barca d'Oro (Balsa Muisa). Da questo reperto nasce, secondo diversi storici, la leggenda di El Dorado. La barca è conservata in una sala poco luminosa, e Ursula e Paolo scattano delle foto. La guida Ursula ci spiega che leggenda di El Dorado, la barca d'oro, è uno dei miti più duraturi del Sud America. Secondo la leggenda, un sacerdote dell'antica tribù Muisca della Colombia riempì una barca d'oro di tesori e partì nel lago di Guatavita. Il sacerdote avrebbe eseguito un rituale in cui prima si cospargeva di fango e oro, si bagnava nel lago e poi avrebbe gettato sempre nel lago oro e gemme preziose come offerte e sacrifici rituali. La leggenda di El Dorado scatenò l'immaginazione degli esploratori e portò a numerose spedizioni alla ricerca della barca d'oro e dei suoi tesori. Nonostante le numerose spedizioni, non sono mai state trovate prove definitive di El Dorado. Tuttavia, la leggenda della barca d'oro El Dorado continua ad affascinare le persone di tutto il mondo. Nonostante durante il museo abbiamo sperato di trovare anche noi El Dorado in questo viaggio, alla fine della visita ritorniamo con i piedi per terra e ci rechiamo nella piazza principale di Bogotà, dove si trova l'iconica statua di Simon Bolivar. Franco, amante di storia ci spiega che Bolivar è conosciuto come il liberatore del Sud America, che guidò la lotta per l'indipendenza dall'impero spagnolo. È venerato in tutta l'America del Sud e la sua statua qui a Bogotà serve a ricordare la sua eredità e i suoi successi. La piazza è un luogo popolare per gli abitanti del posto ed è circondata da una varietà venditori di frutta e souvenirs, oltre a persone del posto, che chiedono di fare foto con i loro lama. Marco aiuta a comprare nel mercato alcuni frutti, non conosciuti (come il lulo, il mamoncillo e la granadilla), che potremo mangiare in hotel. Nel mercato, Franco ci allena a capire la conversione dei pesos colombiani in euro: è facile: 5,000 pesos equivalgono ad 1 euro, anche se ci spiega che negli anni la moneta ha subito un'inflazione. Ci dirigiamo nei vicoli del centro e passiamo per il Museo Botero. Non visitiamo direttamente il museo, poichè vedremo le statue di Boterò in una tappa più avanti del viaggio, durante il nostro soggiorno a Medellin. Vediamo però che i mercati della zona vendono delle copie di alcuni quadri ispirati da Botero, come la Mona Lisa di Leonardo da Vinci, ma un po' più grassottella. Al centro, facciamo una sim locale, che potremo usare per poter chiamare in caso di necessità con un numero colombiano e non dover usare il roaming italiano, che in Colombia da pochi Giga ed è molto più costoso. La sim poi verrà usata per prenotare gli hotel, usare il navigatore di Google Maps e leggere gli orari di apertura dei vari luoghi che visiteremo. L'autista Paolo prende la macchina in hotel e imposta il navigatore. Destinazione il sito archeologico di San Augustin, a sud di Bogotà. Per uscire dalla città di Bogotà troviamo molto traffico, ma una volta usciti ci troviamo in strade più scorrevoli. In Colombia la maggior parte delle strade è a una sola corsia e non tutte sono asfaltate. Nonostante ciò, la maggior parte delle strade sono a pedaggio, anche se il costo del pedaggio è di 10,000 pesos che Franco ci dice che sono circa due euro. Per raggiungere San Agustin in Colombia, la guida Ursula ci dice di fermarsi a Neiva. Neiva è la capitale del dipartimento di Huila ed è nota per i suoi paesaggi spettacolari e la sua cultura. La città ospita anche molti ristoranti tradizionali che servono piatti deliziosi come tamales e arepas. Nel ristorante mangiamo arepas con il formaggio, ma al mattino seguente, nella prima colazione le proveremo al naturale. Franco preferisce le arepas al naturale. Neiva è un luogo ideale per riposare e prepararsi per il resto del viaggio verso San Agustin. La mattina presto, ci svegliamo all'alba e Paolo ci porta in direzione di San Agustin. La guida Ursula ci spiega che San Agustin, è rinomata per la sua serie di sculture impressionanti. Risalenti a 5000 anni fa, la regione ospita oltre 150 sculture scolpite nella pietra vulcanica e collocate sul terreno montuoso. Queste sculture raffigurano un'ampia gamma di figure umane e animali e si ritiene che siano espressione di una varietà di credenze religiose dell'epoca. Le sculture sono un'attrazione importante per i turisti, che vengono per ammirare le intricate sculture e per conoscere l'antica cultura e la storia della zona. Paolo fa diverse foto delle statue con tutta la famiglia. Una volta visitato il luogo partiamo verso nord. Dopo un lungo viaggio Paolo arriva la sera a Popayan (la seconda città più bella della Colombia). Anche questa città la usiamo come tappa per raggiungere i luoghi vicini della valle di Cocora e le Finche. Dormiamo in un monastero adibito ad hotel vicino alla chiesa di San Francesco e la sera, a cena, assistiamo alla festa di un tipico matrimonio colombiano. Per prima cosa raggiungiamo la Finca, che è una struttura dove si coltiva il caffè. Per arrivare però la strada, di circa 5 kilometri è sterrata e a malapena passa solo una macchina. Dopo alcune manovre del nostro autista per passare e fare passare le macchine che vengono dal lato opposto, arriviamo al parcheggio e dopo che Marco parla in spagnolo per comprare i biglietti, ci aggiungiamo al tour guidato partito 5 minuti prima sulla coltivazione del caffè. Qui ci spiegano che utilizzano la varietà Arabica e ci spiegano quali sono i maggiori produttori al mondo di caffè, Ursula indovina tutti i maggiori paesi e riceve un piccolo applauso dagli altri partecipanti del tour. Dopo questa breve spiegazione, ci permettono di raccogliere le bacche di caffè, abbiamo 10 minuti. La guida del posto ci spiega che bisogna raccogliere solo i chicchi rossi o gialli. Lungo la strada principale c'erano pochi chicchi maturi, solo quelli verdi. Così ci addentriamo all'interno dei viali, dove sono presenti diversi chicchi maturi. Per raggiungere gli alberelli interni, però, la strada presenta degli imprevisti, come foglie di platano, che rendono il suolo scivoloso o buche, probabilmente causate dalle piogge. Raccogliamo i nostri chicchi e la guida ci mostra come mangiarli. Si preme la buccia del caffè fino a togliere il seme, che non si mangia. Si mangia solo la polpa, che è presente tra la buccia e il seme. Una volta assaggiato il frutto, ci spiega come seminare le piantine e ci fa vedere varie piante, appena germinate o più grandi. A questo punto versiamo i chicchi raccolti in una macchina manuale per macinarli. Il processo di macinazione a mano del caffè con una macchina rotativa è una tradizione antica. Questo processo produce un caffè saporito e aromatico, poiché i chicchi vengono macinati in modo uniforme e costante dalla macchina. Inoltre bisogna padroneggiare l'arte di regolare le impostazioni di macinatura, in modo che i chicchi possano essere macinati con la giusta consistenza. La guida chiede ad ogni rappresentante di una nazione (poichè c'erano nel gruppo spagnoli, italiani, americani e gente del posto) di macinare manualmente il caffè. Franco si fa avanti per poter macinare il caffè con una manovella. Il caffè della Colombia è considerato il migliore al mondo ed ha un retrogusto dolce. La Colombia esporta più dell'80% della sua produzione. La guida del posto ci dice che i chicchi di caffè utilizzati per produrre alcune delle bevande più buone del mondo vengono essiccati in serre. Il processo di essiccazione aiuta a garantire che i chicchi rimangano in condizioni eccellenti e conservino la loro freschezza. Inoltre, aiuta a mantenere il sapore e l'aroma. Controllando la temperatura e l'umidità della serra, i chicchi del caffè possono essere essiccati nelle condizioni ottimali. Questo metodo è particolarmente importante per i caffè speciali, in quanto aiuta a preservare il loro sapore e aroma unici. Inoltre, il processo aiuta anche a ridurre il rischio di deterioramento, rendendolo uno dei metodi più efficaci di essiccazione dei chicchi di caffè. La guida, ora, ci spiega i vari metodi di preparazione del caffè (moka, giapponese, a pressione, espresso, americano, ...) e ci fa assaggiare il caffè Colombiano, filtrato e bollito. Il caffè è molto buono e viene bevuto senza l'aggiunta di zucchero, poichè il processo usato per portare il chicco dalla pianta alla tazza rende il caffè dolce naturalmente. Marco chiede se il caffè, oltre ad essere bevuto viene usato anche in piatti di cucina locali. La guida del posto ci racconta che viene usato anche in biscotti e dolci. Ci dirigiamo ora verso la Valle di Cocora. La guida Ursula ci spiega che La Valle del Cocora è una regione colombiana di straordinaria bellezza, rinomata per il suo vasto e lussureggiante paesaggio e per le sue iconiche palme. La valle ospita la specie di palma più alta del mondo, la palma della cera, che può raggiungere i 60 metri di altezza. I visitatori della valle possono sperimentare una varietà unica di flora e fauna, con lo splendido sfondo delle Montagne Andine. La valle offre anche una serie di attività per i viaggiatori, come l'equitazione, il bird watching, il trekking e il campeggio. Paolo vorrebbe fare un viaggio sul cavallo, ma non c'è tempo e decidiamo tutti di camminare fino ai miradores. La guida Ursula ci ricorda che la valle della Cocora e el Cafetero fanno parte dei siti dell'Unesco. Paolo guida fino a Pereira e il giorno dopo ci rechiamo verso Medellin. A Medellin vediamo la piazza di Botero, con le sue iconiche statue di persone che hanno un po' di chili in più. Facciamo diverse foto. Le statue rappresentano anche degli animali, oltre alle persone e c'è anche una mano un po' grassa. La statua preferita da Marco è quella di un cavaliere un po' grasso sopra ad un cavallo. E' probabilmente la statua più fotografata della piazza. Successivamente ci dirigiamo verso il quartiere 13 a Medellin, famoso per essere il quartiere di Escobar. Abbiamo un po' paura all'entrata, ma il quartiere ha subito una riqualificazione. Nel quartiere ci hanno fermato con un po' di insistenza diverse persone, ma solo per chiedere di parcheggiare la macchina o per lavare la macchina. La polizia comunque vigila il quartiere, che ora sembra tranquillo. Ci dirigiamo ora verso Cartagena De Indias, una splendida città coloniale e una popolare destinazione turistica in Colombia. La guida Ursula dopo averci detto che questa città è stata chiamata da Bolivar "Heroica" e che era considerata la città più bella del Sud America, ci spiega che la sua splendida architettura coloniale e i suoi edifici colorati, così come la sua cultura caraibica, la rendono un luogo ideale da visitare. La città è Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO e offre una varietà di attività e attrazioni, come siti storici, musei, gallerie d'arte, mercati tradizionali e molte altre attrazioni. Ci fermiamo nel mercato, dove Franco ci compra il frutto del cocco, che viene aperto al momento e con una cannuccia si può bere. Faceva molto caldo e tutta la famiglia ringrazia Franco per il regalo. Poi visitiamo le stradine colorate e ci fermiamo per comprare qualche souvenirs, come delle magliette che ci ricorderanno questo viaggio anche dall'Italia. Paolo compra una maglietta anche per sua moglie, Ilaria, che in questo periodo di ferie famigliari, ci ha controllato che la casa era in ordine ed ha inaffiato le piante. Ora andiamo verso Bogotà, ma ci fermeremo per diverse tappe lungo il tragitto. Prima tappa del viaggio di ritorno è Santa Cruz de Mompox (altro sito Unesco), l'autista Paolo ci guida fino al centro della città dove abbiamo l'hotel. L'hotel è moderno, ma non tanto caratteristico. Franco preferiva dormire in un hotel più caratteristico, che risultava anche meno costoso. Facciamo un giro della città e la sera mangiamo piatti tipici del luogo, tra cui la Tilapia, un pesce che è presente in varie parti e ristoranti della Colombia. A Marco piace la Tilapia, ma il pesce se fatto "a la parilla", che vuol dire alla griglia, è pieno di spine. Le strade sono molto particolari e la nostra guida Ursula ci spiega che in questa città è ambientato il romanzo di "100 anni di solitudine", di Gabriel Garcia Marquez. La nostra guida ci tiene a sottolineare che il protagonista del romanzo si chiama proprio Ursula. Prima di partire il giorno dopo facciamo anche una foto sul Rio Magdalena, il fiume più grande della Colombia. Paolo ora ci porta a Villa de Leyva. La guida Ursula ci spiega che è una città coloniale situata nel dipartimento di Boyacá, in Colombia, rinomata per l'architettura coloniale conservata e la bellezza storica. Fondata nel 1572, è rimasta in gran parte intatta, con le sue strade acciottolate, le case imbiancate e la vegetazione lussureggiante. Si possono esplorare le numerose chiese, i monasteri e gli altri edifici coloniali della città, gustare la cucina locale (come i tamales), soprattutto nella piazza principale, dove Paolo e Ursula fanno diverse foto. La famiglia decide di comprare dei souvenirs come ricordo, tra cui un cucchiaio in legno di cocco o dei presepi di ceramica. Qui si fa la ceramica nera (di tipo bucchero) ed è famosa in tutta la Colombia Ora partiamo, ma ci fermiamo nelle vicinanze della cittadina, in particolare ad un museo di Paleontologia (chiamato "El Fosil"), dove possiamo ammirare uno scheletro di un dinosauro marino: Marco conosceva questo dinosauro da alcuni documentari. Paolo ci porta in macchina verso Bogotà e guida su strade tortuose tra le Ande. Inoltre inizia a piovere. Le strade sono scivolose a a volte non asfaltate. Per fortuna non abbiamo trovato molta pioggia durante il nostro soggiorno in Colombia. Alla fine facciamo una deviazione verso la cattedrale di Sale, non distante da Bogotà. Qui, dopo che Marco e Franco sono andati a comprare i biglietti, scendiamo accompagnati da un audio guida in italiano. Arriviamo nel punto più profondo (180 metri) dove ci sono diverse chiese fatte di sale. Ursula e Paolo fanno tante foto per questo posto meraviglioso. Franco ci dice che è stato scelto dai Colombiani come miglior posto della Colombia, anche se gli altri posti sono comunque ugualmente belli. Pochi chilometri ci aspettano per arrivare a Bogotà e prima di prendere l'aereo arriviamo al giardino botanico di Bogotà, dopo aver visto ad inizio viaggio quello di San Paolo. Il giardino purtroppo chiudeva alle 3, anche se su internet diceva alle 5, ma comunque ne approffittiamo per andare in un giardino vicino: quello di Simon Bolivar: Questo giardino è molto vasto, anche se non ospita molte specie di piante della Colombia, come nel Giardino Botanico. Paolo ci consiglia di visitarlo tutto e Ursula è comunque affascinata dalle piante che contiene. Purtroppo, quando siamo a metà strada inizia a piovere e con nuvole a bassa quota. La guida Ursula ci fornisce ombrelli e impermeabili che avevamo preparato per il brutto tempo. Torniamo in macchina dopo una lunga camminata attorno ad un lago. Andiamo ora in aeroporto dove consegnamo la macchina e incontriamo lo stesso lavoratore che ci ha consegnato la macchina. Lui è meravigliato da quanto siamo riusciti a vedere in Colombia in pochi giorni e si complimenta con il nostro autista Paolo. Per il volo di ritorno è previsto uno scalo a Madrid. Il volo è molto più corto dell'andata, perchè Madrid è sulla strada per Milano. A Madrid la guida Ursula ci consiglia di visitare la città. Usciamo dall'aereporto e decidiamo di recarci con un pullman semi-diretto alla città. Arriviamo alla fermata di Cibeles, vicino al Parco del Retiro e da qui facciamo una passeggiata, passando per Plaza Mayor e poi fino ai Palazzi Reali e la Cattedrale, poi torniamo a piedi fino al parco del Retiro, passando per il mercato in vetro di San Miguel. Al parco del Retiro prendiamo un taxi che ci accompagna fino all'aerporto. Qui Marco può conversare ancora un po' in spagnolo con l'autista del taxi. Si parla di paella de mariscos o carne, tapas, ma l'autista ci dice che il piatto tipico di Madrid è il Caldo Madrileno, che è una zuppa. Arrivati all'aeroporto prendiamo un volo di 2 ore verso Linate e arrivati a casa ci rimane con noi un'avventura di viaggio che ricorderemo.
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